“Meteors Remotes”, il disco d’esordio dei Farglow (in uscita in vinile e digitale), è una raccolta di brani strumentali, nove episodi che nascondono mille sfaccettature, molte pieghe, qualche segreto. Un viaggio di quarantacinque minuti che prima di tutto parte dalla convinzione che si possano fare belle canzoni anche se ci si dimentica di cantarci sopra. Poco importa se questo significhi dover dosare ogni secondo di musica, se si necessita di un’attenzione maniacale per ogni particolare, perché niente di quello che si suona si può celare dietro la forza di una parola. E allora ben vengano le giornate passate a ricercare incastri, a prendersi il tempo che serve mentre gli altri vanno al mare o a farsi gli affari propri. Così sono nati i Farglow, al secolo Giacomo Bressan, Michele Zamboni, Gianluca Bassano e Marco Fasoli, quattro veronesi alle prese con chitarre, bassi, batterie, synth e nessun microfono, quattro veronesi che hanno deciso di fare le cose con calma, di guardarsi dentro, di provare a sintetizzare un composto che voli alto come le meteore ma che, a suo modo, sia pop come un telecomando. Un composto che non sia il solito post-rock dilatato, ma che scali continuamente di marcia, che generi sensazioni discordanti, che abbia la bellezza fredda e indecifrabile di un parco giochi di provincia.
Farglow is a instrumental post-rock band who present music which is built upon expression without words. The band formed in 2008 in Verona by Michele Zamboni, Giacomo Bressan, Marco Fasoli e Gianluca Bassano, all of whom believe music can carry the same weight and have the same influence even without lyrics. Meteors Remotes, their debut album on diNotte Records, is the result of a drive towards the atmospheric without being sentimental, and it delivers accessible tunes with a hidden depth not often heard in post-rock.